YARA. RECENSIONE

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Il 26 novembre 2010 Yara Gambirasio, tredicenne di una cittadina del bergamasco, scompare in circostanze misteriose dopo essere uscita dal centro sportivo che frequentava abitualmente. Tre mesi dopo, viene ritrovata senza vita con numerosi segni di brutale violenza sul corpo. Seguiranno anni di indagini complesse, che porteranno all’arresto e alla condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti, un muratore di 44 anni incastrato dall’esame del DNA.

Marco Tullio Giordana riaccende i riflettori su uno dei casi di cronaca nera più discussi dell’ultimo ventennio, partendo da una sceneggiatura scritta a quattro mani da Graziano Diana e Giacomo Martelli, basata a sua volta sui documenti e sulle testimonianze racchiusi negli atti processuali.
Perno del racconto è il PM Letizia Ruggeri – interpretata da Isabella Ragonese – che accompagna lo spettatore attraverso le varie tappe di un’indagine caratterizzata da misteri, errori, polemiche e un approccio investigativo inconsueto, culminato in un autentico screening di massa volto a decifrare il DNA presente sul corpo della giovane vittima.
Giordana punta tutto su una narrazione asciutta e antiretorica, sostenuta dal montaggio funzionale di Francesca Calvelli e Claudio Misantoni, senza però andare oltre una mera e didascalica esposizione dei fatti. Pressoché avaro di emozioni, l’ultimo lungometraggio del regista de La meglio gioventù non appare mai in grado di scrutare nelle pieghe di un avvenimento tanto doloroso quanto articolato. I personaggi principali sono poco approfonditi, ma soprattutto manca quel ritratto sociale che avrebbe dato un senso alla necessità di riaprire questa brutta pagina di storia recente. Qualsiasi argomento toccato – dal modus operandi della giustizia alle ingerenze della politica fino alla morbosità dei media – viene affrontato marginalmente e uno dei nodi cruciali della vicenda, il processo, occupa soltanto un piccolo segmento della pellicola.
Ragonese, dal canto suo, si cala nei panni della protagonista con dedizione, ma finisce schiacciata dal peso di un ingranaggio che non funziona. Non pervenuto, invece, il resto del cast, con attori come Alessio Boni e Thomas Trabacchi relegati a interpretare ruoli insignificanti.
Dall’autore di film d’impegno civile del calibro de I cento passi o Romanzo di una strage era lecito attendersi qualcosa in più.

Voto: 2/5

Yara, Italia, 2021. Regia: Marco Tullio Giordana. Interpreti: Isabella Ragonese, Alessio Boni, Thomas Trabacchi, Chiara Bono, Roberto Zibetti. Durata: 1h e 31’.

Foto: Netflix

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