“VOGLIO UNA DONNAAA!”

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In Amarcord (1973) di Federico Fellini, il film della nostalgia per eccellenza, c’è un microcosmo surreale avvolto nella nebbia del ricordo. È lì che abita un uomo alto, magro e buffo, ma che dentro ha una malinconia infinita.
Teo, lo “zio matto”, sale in cima ad un albero per rivolgersi al cielo, per gridare al mondo intero che il suo cuore ama come quello degli altri e che nella sua mente strampalata ci sono i desideri di un essere umano. Fellini lo osserva (e ce lo fa osservare) dal basso verso l’alto, con gli occhi teneri di un bambino.
È una delle immagini più potenti dell’intera opera felliniana, una delle più indelebili del nostro cinema. E grazie ad essa, tutti scoprirono che Ciccio Ingrassia era un attore di serie A, come dimostrò poi anche in Todo modo (1975) di Petri e in tanti altri film. Confermando così che, spesso, dietro il clown si nasconde un artista dal talento multiforme, che ha voglia di svelare il suo volto drammatico e tutto il suo romanticismo.

 

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Amarcord

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