VIAGGIO IN ITALIA

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“Con l’apparizione di Viaggio in Italia tutti i film sono improvvisamente invecchiati di dieci anni”. Così scrive il regista e critico cinematografico Jacques Rivette nel 1955 a proposito del più riuscito dei film della coppia Roberto Rossellini – Ingrid Bergman, ignorato due anni prima dal pubblico e massacrato dalla critica italiana incapace di coglierne la sua carica innovativa.
Una coppia di coniugi inglesi in crisi (George Sanders e, appunto, la Bergman) fa un viaggio nel Sud dell’Italia e, contro ogni aspettativa, ritrova un legame che sembrava ormai perduto. La cinepresa di Rossellini indaga prima nella solitudine e nell’egoismo dell’essere umano, poi si concentra sul viaggio interiore di Katherine che, vagabondando per Napoli e dintorni, a contatto con i paesaggi, la storia e la gente di un mondo diverso, riscopre lentamente se stessa. È un cinema nuovo quello di Rossellini, sospeso tra dramma e documentario, finzione e verità; è un cinema senza fronzoli, ma capace (anche grazie alla recitazione immensa di Ingrid) di regalare emozioni fortissime, come in occasione della struggente scena degli scavi a Pompei.
Con Viaggio in Italia la settima arte è a una svolta importante, il rinnovamento è in atto, la Nouvelle Vague francese alle porte. Nel Bel Paese nessuno lo capisce nell’immediato, ma il genio, si sa, è spesso incompreso.

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