TRIANGLE OF SADNESS. RECENSIONE

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Carl e Yaya, una coppia di aitanti e affermati modelli, prendono parte a una crociera di lusso insieme a un gruppo di ricconi di diversa provenienza. Tutto sembra procedere per il meglio, finché un evento catastrofico non trasformerà il viaggio di piacere in un’avventura da incubo.

All’interno del faraonico yacht in cui si svolge buona parte di Triangle of Sadness, l’autore svedese Ruben Östlund ha radunato alcune figure tipo della sempre più superficiale società contemporanea. Una modella-influencer ossessionata dall’immagine e dalla caccia ai followers, un modello marchiato dal “triangolo della tristezza” (ovvero quella ruga di preoccupazione che si forma tra le sopracciglia aggrottate), un eccentrico magnate russo con moglie ed amante al seguito, un capitano di nave dedito più all’alcool che al benessere dei passeggeri, una coppia di anziani e rispettabili produttori di bombe a mano, un asso dell’informatica tanto ricco quanto sfigato, un personale di bordo servile e assetato di laute mance.
Una bizzarra – eppur realistica – compagnia di personaggi, intorno alla quale Östlund ha costruito una commedia satirica pungente e cinica, travolgente e corrosiva, piena di trovate spassose e botta e risposta fulminanti. Si ride molto e di gusto, ma le risate lasciano spesso un che di amaro in bocca. L’umanità dipinta dal regista di The Square, così dedita al dio-denaro, al capriccio e alla posa instagrammabile, è di una pochezza e di una vacuità sconcertanti.
Suddiviso in tre parti, il film comincia nel mondo dell’alta moda riflettendo su una certa gioventù di oggi, per poi imbarcarsi sul lussuoso panfilo e rivolgere l’attenzione verso l’orda dei nuovi ricchi. Östlund scruta gli egocentrici protagonisti con occhio beffardo, li mette alla berlina e infine li fa naufragare – letteralmente – nel loro stesso sozzume. L’ultimo capitolo della storia è un audace incrocio tra il reality show stile L’isola dei famosi e Travolti da un insolito destino della Wertmüller, in cui le gerarchie sociali si ribaltano con risvolti incontrollabili. La dittatura del proletariato (o meglio, dell’addetta alla pulizia dei bagni dello yacht) prende pieghe inaspettate e, nelle battute conclusive, lo sguardo di Östlund nei confronti dell’essere umano si fa disilluso.
In questa black comedy che spazia con disinvoltura tra argomenti come il culto dell’apparenza e il femminismo, le diseguaglianze e la lotta di classe, gioca ovviamente un ruolo importante anche il cast, assolutamente azzeccato. E se Harris Dickinson e Charlbi Dean (scomparsa a soli 32 anni lo scorso agosto dopo un malore improvviso) appaiono convincenti nei panni di Carl e Yaya, a rubare la scena sono soprattutto l’americano socialista e il russo capitalista degli irresistibili Woody Harrelson e Zlatko Burić.

Voto: 4/5

Triangle of Sadness, Svezia-Germania-Francia, 2022. Regia: Ruben Östlund. Interpreti: Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Zlatko Burić, Vicki Berlin, Henrik Dorsin, Dolly de Leon. Durata: 2h e 27’.

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