TRE PIANI. RECENSIONE

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A Roma, in una palazzina del quartiere Prati, abitano tre famiglie la cui quotidianità viene sconvolta da una serie di eventi. Al primo piano vivono Lucio (Riccardo Scamarcio), Sara (Elena Lietti) e la loro bambina di sette anni Francesca, che una sera scompare insieme all’anziano dirimpettaio Renato (Paolo Graziosi), al quale la piccola era stata affidata per qualche ora. Al secondo piano c’è Monica (Alba Rohrwacher), una giovane e fragile donna alle prese con la prima esperienza di maternità senza il marito Giorgio (Adriano Giannini), ingegnere impegnato per lunghi periodi all’estero. Il terzo e ultimo piano è occupato da Dora (Margherita Buy) e Vittorio (Nanni Moretti), una coppia di giudici, e dal figlio ventenne Andrea (Alessandro Sperduti), che una notte, ubriaco al volante, investe e uccide una donna.

Dopo oltre quarant’anni di attività dietro e davanti la macchina da presa, Nanni Moretti realizza per la prima volta un lungometraggio di finzione senza partire da un suo soggetto originale. Tre piani affonda infatti le radici nell’omonimo romanzo dell’israeliano Eshkol Nevo, adattato dal regista insieme a Valia Santella e a Federica Pontremoli, con l’ambientazione spostata da Tel Aviv alla Città Eterna.
Moretti ne cava un dramma ruvido e cupo (ancor più de La stanza del figlio, alle cui atmosfere sembra rimandare), caratterizzato da una narrazione svuotata dell’ironia e del sarcasmo che da sempre contraddistinguono il suo cinema. Una pellicola, insomma, sorprendentemente “demorettizzata”, come rimarcato anche dalla scelta, da parte dell’autore, di interpretare il personaggio del giudice Vittorio, un uomo austero, a tratti monocorde, che esce di scena in sordina nella seconda parte del film.
Strutturato in tre atti e altrettante linee temporali, Tre piani intreccia le sorti di tre famiglie in cui s’annidano tensioni pericolose sotto la facciata (apparentemente) tranquilla e perbene. Le vicende che si dipanano svelano storie di dilemmi morali e di ossessioni, di solitudini e di conflitti, attraversate da un tema dominante, quello della genitorialità, e dalle conseguenze delle scelte che padri e madri compiono per i propri figli. La regia di Moretti, improntata all’essenzialità, manca di particolari guizzi creativi e diversi aspetti del racconto vengono affrontati solo in superficie, eppure questa sorta di de profundis della famiglia borghese italiana non lesina suggestioni forti e persistenti, soprattutto grazie all’episodio di Dora, Vittorio e Andrea, il più incisivo e carico di significati.
Pesano, nel bene e nel male, anche la direzione degli attori e le performance che ne scaturiscono. Non brillano gli interpreti maschili principali, che appaiono in difficoltà nel donare sfumature ai rispettivi personaggi. Molto meglio le donne protagoniste, in particolare Margherita Buy, che con una prova intensa fa sbocciare la sua Dora nella parte conclusiva. In un film imperniato sulle disgregazioni personali e familiari, è lei il segno più tangibile di speranza e di riapertura alla vita.

Voto: 3/5

Tre piani, Italia-Francia, 2021. Regia: Nanni Moretti. Interpreti: Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno. Durata: 1h e 59’.

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