


Inverno 2013. In una cupa Brianza avvolta nella nebbia, Fabrizio Gifuni si trasforma per Paolo Virzì nell’affascinante e subdolo broker Giovanni Bernaschi, dando un volto (sinistro) e un corpo a quell’alta finanza cinica e sciagurata che ha messo in ginocchio il Bel Paese. Il capitale umano approda al cinema nel gennaio dell’anno successivo ed è subito un successo. L’interpretazione di Gifuni è applaudita all’unanimità e, alcuni mesi dopo,arrivano il David di Donatello e il Nastro d’Argento. È il momento più alto della carriera di Fabrizio, che potrebbe cavalcare l’onda di questo trionfo in qualsiasi modo. Lui, invece, si prende una lunga pausa dal cinema, dedicandosi completamente a quello che è il suo primo e più grande amore, il teatro. È sul palcoscenico che da sempre alimenta la passione per la recitazione, è lì che nutre il suo pubblico con giganti della letteratura come Gadda, Pasolini, Pavese, Camus.
Attivo al cinema da circa vent’anni, coerente e oculato nelle scelte, Gifuni risulta credibile ed incisivo alle prese con personaggi molto diversi come possono essere un parricida dall’equilibrio fortemente instabile (Sole negli occhi di Andrea Porporati, 2001), un giudice alle prese con la Sacra Corona Unita ed il proprio passato (Galantuomini di Edoardo Winspeare, 2008), un insospettabile assassino della remota provincia settentrionale (La ragazza del lago di Andrea Molaioli, 2007). La sua sfida più grande è targata 2011, quando Marco Tullio Giordana gli affida la parte di Aldo Moro in Romanzo di una strage. Lavorando in maniera impeccabile sulla voce, i gesti, la postura oltre che sull’introspezione, Gifuni vince una scommessa difficile, riuscendo a non farsi intimorire né dal peso del personaggio storico, né dall’ombra del confronto con il suo idolo Gian Maria Volontè. Ma il film per cui il pubblico non smetterà mai di amarlo sarà sempre La meglio gioventù (2003, anche qui diretto da Giordana), dove veste i panni del giovane economista Carlo Tommasi.
Dopo aver spento le 50 candeline (è nato il 16 luglio 1966), lo rivedremo finalmente sul grande schermo nella prossima stagione in due nuovi promettenti film, Fai bei sogni di Marco Bellocchio e Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi. Le strade del cinema d’autore e di Fabrizio Gifuni, ancora una volta, si ricongiungono.


