


All’inizio degli anni ’90, la statunitense Tonya Harding si impose come una delle migliori pattinatrici su ghiaccio al mondo. Fu la prima donna del suo paese (e la seconda in assoluto) ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale. La sua carriera, però, si arrestò bruscamente quando, nel 1994, fu travolta da uno scandalo sportivo passato alla storia: insieme al marito Jeff Gillooly, venne accusata di aver pagato un uomo perché aggredisse la sua principale rivale, la connazionale Nancy Kerrigan, per estrometterla dalle olimpiadi invernali di Lillehammer.
L’incredibile vicenda di Tonya Harding sembra il plot di un noir dei fratelli Coen, e invece è una storia assolutamente vera da cui l’australiano Craig Gillespie ha saputo trarre un inconsueto biopic sportivo che, strutturato come un finto documentario, scorre veloce grazie a una regia rockeggiante e imprevedibile, decisamente di stampo scorsesiano, con la quarta parete che viene abbattuta di continuo, permettendo ai protagonisti di “tirare” lo spettatore dentro il film.
Sono molte le ragioni per cui amare Tonya: l’umorismo nero (spesso feroce) che lo pervade, le sequenze mozzafiato sulle piste di ghiaccio, i momenti struggenti che ti stendono irrompendo nel bel mezzo di una narrazione scandita da ritmi forsennati e brani musicali cool. È la profondità dei contenuti, però, ad elevare quest’opera ben al di sopra della media (la sceneggiatura è firmata da Steven Rogers). Tonya regala un ritratto impietoso di una società ipocrita, senza meritocrazia, ossessionata dal perbenismo e dal culto dell’immagine (“Il problema non è il tuo modo di pattinare. Non sei l’immagine che vogliamo per questo sport”), nonché desiderosa di sbattere mostri in prima pagina, meglio ancora se si tratta di reietti di provincia.
E come ne esce la Harding da questo film? Gillespie non giudica, ma attraverso una magnifica Margot Robbie riesce a restituire tutta l’umanità di una donna che ha inseguito (invano) un sogno che la strappasse a un’esistenza segnata dall’infanzia spezzata, l’amore mai ricevuto e la violenza onnipresente, da quella psicologica della gelida madre (superba Allison Janney, Oscar come “miglior attrice non protagonista”), a quella fisica del marito Jeff, fino a quella mediatica di una nazione sempre a caccia di qualcuno da odiare.
Voto: 4,5/5
Tonya (I, Tonya), USA, 2017. Regia: Craig Gillespie. Interpreti: Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Julianne Nicholson, Bobby Cannavale. Durata: 2h e 1’.


