


Frank Sheeran (Robert De Niro), veterano della Seconda guerra mondiale ormai anziano, solo e costretto su una sedia a rotelle, ripercorre tra le mura di un ospizio il suo passato di sicario al servizio del boss Russell Bufalino (Joe Pesci). È l’occasione per raccontare mezzo secolo di storia americana e, in particolare, il suo stretto rapporto con Jimmy Hoffa (Al Pacino), leggendario sindacalista scomparso in circostanze misteriose.
Gangster movie, affresco storico-politico-mafioso, ma anche dramma intimista, racconto di un’amicizia tradita e di legami familiari spezzati. È tutto questo e molto di più l’ultima fatica di Martin Scorsese, opera-fiume di duecentonove minuti che non ha (e non poteva avere) il ritmo indiavolato di Quei bravi ragazzi, bensì il passo felpato, regolare e inesorabile delle lancette di un orologio. Perché The Irishman è soprattutto una riflessione profonda sulla caducità del tempo, sulla morte, sulla vita come susseguirsi di scelte con cui – nel bene e nel male – bisognerà prima o poi fare i conti.
Puntellato dai dialoghi sottili di Steven Zaillian e montato con impeccabile perizia dalla fida Thelma Schoonmaker, il film interseca e fa scorrere all’unisono storie di malavita e Storia, privilegiando la descrizione delle relazioni umane e lasciando spesso sullo sfondo la brutalità della violenza. Un intreccio accurato, scandito da raffinati movimenti di macchina, che si scioglie in una parte conclusiva inaspettata, crepuscolare e struggente, in cui vediamo i Goodfellas come non li avevamo mai visti: cadenti, spenti, malinconici, chiusi in se stessi.
The Irishman finisce per assumere un’aura elegiaca e testamentaria tanto per tematiche ed atmosfere, quanto per la presenza dei pesi massimi del mob movie. E che presenza. Joe Pesci recita per sottrazione come meglio non si potrebbe, plasmando il perfetto opposto dei suoi precedenti gangster, mentre un Al Pacino dall’istrionismo ben temperato profonde carisma ed elettricità al suo Jimmy Hoffa. Robert De Niro, dal canto suo, regala un crescendo di intensità che culmina nell’ultimo segmento di film, con il suo Sheeran ormai lacerato dai rimpianti e dai rimorsi, incapace di chiedere il perdono pur desiderandolo.
Tre performance e tre personaggi grandiosi che non offuscano, tuttavia, le figure di contorno, a riprova di quanto The Irishman sia curato in ogni suo singolo dettaglio. Basterebbe citare le fugaci ma prorompenti apparizioni dell’Angelo Bruno di Harvey Keitel, o i vibranti sguardi indagatori di Peggy (Anna Paquin), figlia-testimone silente e addolorata della discesa agli inferi di papà Frank.
Voto: 4,5/5
The Irishman, USA, 2019. Regia: Martin Scorsese. Interpreti: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, Anna Paquin, Jesse Plemons, Stephen Graham, Bobby Cannavale, Ray Romano. Durata: 3h e 29’.


