STILL ALICE. RECENSIONE

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Alice Howland (Julianne Moore), stimata linguista della Columbia University, ha cinquant’anni ed è felicemente sposata e madre di tre figli. Quando le viene diagnosticata una forma precoce di Alzheimer, la sua vita e quella della sua famiglia cambieranno radicalmente.
Come riuscire a fare un gran film su un tema già sfruttato ampiamente dal cinema come il famigerato morbo di Alzheimer? Semplice se hai per protagonista un’attrice come Julianne Moore. Perché se è vero che i registi Glatzer e Westmoreland hanno il merito di aver scelto di raccontare la storia dal punto di vista di Alice e di aver diretto con grande equilibrio, il grosso del lavoro l’ha fatto la Moore con un’interpretazione perfetta. Mai una volta sopra le righe, persino nei momenti più drammatici, riesce a trasmettere prima l’enorme stato d’ansia di Alice, poi il senso di rassegnazione alla malattia, mentre il suo volto si trasforma fisicamente senza dover ricorrere a trucchi, perché basta la forza della sua espressività. Candidata per la quinta volta all’Oscar, sembra davvero arrivato il momento di vincere per questa straordinaria e versatile interprete.
Al di là della gigantesca performance della Moore, sarebbe ingiusto non ricordare anche l’intensa Kristen Stewart, nel ruolo della problematica figlia Lydia, e l’ottimo Alec Baldwin, che abbiamo potuto finalmente ammirare nella parte del marito amorevole, anziché del coniuge viscido e fedifrago a cui ci aveva abituati.

Voto: 3,5/5

Still Alice, USA, 2014. Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland. Interpreti: Julianne Moore, Alec Baldwin, Kristen Stewart, Kate Bosworth. Durata: 1h e 39’.

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