LO SQUALO COMPIE 40 ANNI: I 5 SEGRETI DEL SUO SUCCESSO

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Dite la verità, non vi è mai capitato in spiaggia di simulare una scena de Lo squalo di Steven Spielberg? Sicuramente sì, e basterebbe questo a testimoniare quanto il secondo film del cineasta statunitense sia indelebile nella memoria collettiva.
Negli annali del cinema viene ricordato come il capostipite dei blockbuster, il primo film capace di superare la soglia dei cento milioni di dollari, ma Lo squalo è in realtà molto più di questo.
Vediamo in cinque punti i segreti di un successo che dura da quarant’anni.

1. Genio registico. Se Lo squalo è un capolavoro di suspense, un contributo fondamentale è venuto dalle scelte registiche di Spielberg. Su tutte, la più indovinata è stata quella di non far vedere il mostro per metà film: ciò che non viene mostrato ed è tenuto nascosto nell’ombra, fa sempre più paura di ciò che viene fatto vedere.

2. Le due note di John Williams. Sono bastate due note, un “mi” e un “fa”, per creare con un crescendo musicale la colonna sonora più spaventosa della storia del cinema. Merito del grande John Williams, senza del quale Spielberg ritiene che Lo squalo non avrebbe avuto lo stesso successo.

3. Lo sceriffo Brody. Per la parte del protagonista, Spielberg aveva pensato a Robert Duvall. Poi si era fatto avanti Charlton Heston, ma il regista temeva che una star togliesse la ribalta al mostro. Ed ecco, allora, Roy Scheider che, con la sua faccia da uomo qualunque, ha portato lo spettatore a identificarsi con lo sceriffo Brody. È sua la battuta più citata del film: “Ci serve una barca più grossa”, dice atterrito quando la bestia gli appare per la prima volta.

4. Quint e il suo monologo. Anche per la parte del cacciatore di squali Quint si era pensato ad altri attori, in particolare a Lee Marvin. Venne scelto, invece, Robert Shaw che fu perfetto nei panni dello spigoloso e irriverente Quint. Pare, tra l’altro, che il racconto sulla corazzata Indianapolis sia in gran parte frutto della sua improvvisazione: il celebre monologo arriva in un momento in cui lo squalo non è in azione ma, invece di rallentare il ritmo, le parole di Shaw aumentano il pathos e l’alone di mistero intorno al mostro.

5. Lo squalo metafora del Male. I tre squali meccanici costruiti all’inizio non funzionavano e rischiarono di far chiudere baracca e burattini. Sarebbe stato un peccato, perché dietro quel grosso pesce dai denti aguzzi Spielberg ha saputo nascondere le nostre paure ancestrali: come il camion di Duel, lo squalo è una potente metafora del Male.

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