SPLIT. RECENSIONE

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La problematica adolescente Casey (Anya Taylor-Joy) viene rapita insieme a due compagne di scuola. Il loro sequestratore è Kevin (James McAvoy), un individuo affetto da disturbo dissociativo dell’identità: in lui coabitano addirittura ventitré personalità differenti. La dottoressa Fletcher (Betty Buckley), psichiatra di Kevin ignara del rapimento, nota qualcosa di strano nel suo paziente e, soprattutto, è preoccupata da una ventiquattresima personalità che sta per materializzarsi, denominata “la Bestia”.
Dopo il convincente thriller orrorifico The Visit, uscito la scorsa stagione, M. Night Shyamalan conferma con Split di essersi lasciato ormai alle spalle il momento buio della sua carriera. Prodotto anche stavolta dallo specialista di film low budget Jason Blum, l’ultimo lavoro di Shyamalan è caratterizzo da un intreccio intrigante (si tocca anche un tema importante come quello dell’infanzia violata) e un’intelligente mescolanza dei generi, e punta più sul mistero e sulla psicologia dei personaggi che su sequenze ad alta tensione per mantenere viva la suspense. James McAvoy convince nei panni del protagonista (anzi, dei protagonisti), come pure Anya Taylor-Joy in quelli dell’enigmatica eroina Casey.
La svolta soprannaturale appare come il segmento meno incisivo del film e, in generale, mancano quella profondità e quella compattezza che avevano i cult Il sesto senso (1999) e Unbreakable (2000), ma ciò non toglie che Split sia un esperimento interessante di un autore che non ha certo paura di alzare l’asticella.
Il finale a sorpresa (tranquilli, niente spoiler!) lascia aperte le porte ad un sequel che – da quanto si dice – il regista ha già bene in mente.

Voto: 3/5

Split, USA, 2017. Regia: M. Night Shyamalan. Interpreti: James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley, Jessica Sula, Haley Lu Richardson. Durata: 1h e 57’.

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