


Il viaggio nel tempo è da sempre un sogno che affascina incredibilmente l’uomo e il cinema ha saputo trasformare questo sogno in immagini, portando milioni di spettatori in epoche lontane e mondi sconosciuti.
Nel 1985, però, Bob Gale e Robert Zemeckis invece di mettere in scena un mirabolante salto in un remoto passato o in un distopico futuro, puntarono sul viaggio di un ragazzo che va indietro nel tempo appena di trent’anni, abbastanza per conoscere i genitori da giovani e vivere nel suo paesino di provincia negli anni Cinquanta. Un viaggio nel passato, insomma, che è anche un viaggio nella nostalgia.
Come se non bastasse, con Ritorno al futuro viene toccata un’altra corda che fa vibrare l’essere umano, cioè il desiderio irrealizzabile di cambiare il passato. Noi tutti che viviamo di rimpianti e rimorsi, ci entusiasmiamo ogni volta nel rivedere lo svampito ma intelligente Marty McFly (Michael J. Fox) che, con la complicità del folle e simpatico Doc Brown (Christopher Lloyd), modifica e migliora la storia della sua famiglia.
Tutte queste cose, insieme a una DeLorean che lascia scie di fuoco, all’impacciato George che sferra un pugno al perfido Biff e cambia il destino, a Marty che trapianta il rock negli anni Cinquanta e a tante altre trovate ingegnose, fanno di Ritorno al futuro un classico di cui si innamorano tanto i bimbi, quanto gli adulti. Perché in fondo questo è un film uscito direttamente dalla fabbrica dei sogni.


