QUANDO DUSTIN HOFFMAN DIVENTÒ L’UOMO DELLA PIOGGIA

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Durante la pre-produzione di Rain Man – L’uomo della pioggia (1988) di Barry Levinson, si era pensato che Dustin Hoffman avrebbe potuto interpretare Charlie Babbitt, il venditore d’auto che scopre di avere un fratello affetto da autismo (per il cui ruolo venne preso in considerazione inizialmente Bill Murray). Dopo aver frequentato un istituto per pazienti autistici, però, Dustin cambiò idea e chiese la parte di Raymond.
Nel periodo di preparazione al personaggio Hoffman si concentrò in particolare su Kim Peek, una persona affetta dalla sindrome dell’idiota sapiente. Da buon allievo dell’Actors Studio ben presto fece suoi tic, movenze e sguardi che impreziosirono un personaggio destinato ad entrare per sempre nel cuore dei cinefili.
Ma siamo sicuri che la straordinaria bellezza dell’Uomo della pioggia sia davvero solo in questo? Assolutamente no. Durante il tempo trascorso nell’istituto, il grande Dustin riuscì a carpire qualcosa di ancora più immenso: il cuore e l’anima di quelle persone. Ad ogni visione di Rain Man lo si può leggere nei suoi occhi, in quel candore di bambino che attraversa il suo viso. È la carta vincente di Raymond Babbitt, il vero motivo per cui non smetteremo mai di riguardarlo.

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