PARASITE. RECENSIONE

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A Seul, i quattro membri della famiglia di Ki-taek vivono in simbiosi in un fatiscente seminterrato, sbarcando il lunario tra espedienti e lavoretti occasionali. La prospettiva di un futuro più roseo sembra finalmente presentarsi quando il figlio, Ki-Woo, trova un lavoro ben retribuito come insegnante privato. Una volta introdottosi nella casa dei ricchissimi Park, il ragazzo – con la complicità dei suoi stessi cari – architetta un astuto piano per sistemare tutta la famiglia. Ma proprio sul più bello, un imprevisto scatenerà una serie inarrestabile di disavventure.

Come parlare (e riflettere) di diseguaglianze sociali e lotta di classe nel modo più originale e sferzante possibile. Lo aveva fatto, di recente, l’afroamericano Jordan Peele con l’horror allegorico Noi, lo ha fatto ancora meglio il sudcoreano Bong Joon-ho con un film capace, non a caso, di conquistare la Palma d’oro a Cannes e di candidarsi a un ruolo da protagonista nell’imminente stagione dei premi.
Diretto e metaforico, scorrevole e complesso, realistico e grottesco, pervaso di umorismo tagliente e ricco di arguti dettagli socio-politici (frecciate agli USA e alla Nord Corea comprese), Parasite galoppa che è una bellezza, senza incespicare mai. Comincia e va avanti per un bel po’ come una commedia nera, poi si ribalta in thriller dalle atmosfere orrorifiche per evolvere, infine, in un dramma dall’epilogo amarissimo.
Dall’irresistibile scalata dei quattro reietti ai vorticosi sali-scendi, dall’olezzo della miseria a quello ripugnante del perbenismo, dalla truce guerra tra poveri fino al toccante confronto padre-figlio, Bong Joon-ho suona uno spartito imprevedibile, chirurgico, inesorabile. Parasite diverte, intriga, poi ti mette una morsa alla gola, finché non allenta la presa e ti lascia solo con i tuoi interrogativi. Chi sono i “parassiti”? Un quartetto di disperati, abili, bugiardi imbroglioni? Un poveraccio che vive a scrocco in un bunker? O una coppia di ricconi affabili e gentili, che organizza la festa di compleanno al figlio mentre il resto della città annega nella catastrofe?
La bellezza e la finezza dell’opera di Bong Joon-ho sta proprio nell’aver raffigurato un mondo senza né buoni né cattivi, in cui forse nessuno sta davvero bene ma dove, di sicuro, c’è sempre qualcuno che se la passa peggio degli altri. Un affresco lucido e impietoso di una società – quella capitalistica – che sta dissolvendo anche gli ultimi brandelli di umanità nel cinismo. E dove ogni tentativo di uguaglianza diventa semplicemente un volo di Icaro.

Voto: 4/5

Parasite (Gisaengchung), Corea del Sud, 2019. Regia: Bong Joon-ho. Interpreti: Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Jo Yeo-jeong, Choi Woo-sik, Park So-dam. Durata: 2h e 12’.

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