NOVECENTO

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Settembre 1976. Quattro anni dopo il discusso Ultimo tango a Parigi, esce nelle sale italiane, diviso in due atti, Novecento di Bernardo Bertolucci. Un’opera monumentale di oltre cinque ore con cui il regista parmense, attraverso la storia di un’amicizia, racconta mezzo secolo di storia d’Italia. Il film nasce tre anni prima dalle conversazioni con suo fratello Giuseppe e l’amico Kim Arcalli, partendo da un’idea semplice: nello stesso giorno del 1900, in una fattoria dell’Emilia nascono due bambini, Alfredo, erede del padrone, e Olmo, figlio di contadini.
Le riprese durano per quasi tutto il 1975 e Bertolucci si ritrova a disposizione un cast stellare. Burt Lancaster e Sterling Hayden, nei ruoli dei nonni di Alfredo e Olmo, riempiono con la loro carismatica presenza gran parte dell’Atto I, per poi lasciare spazio a Robert De Niro e Gerard Depardieu, che interpretano i protagonisti dalla giovinezza all’età adulta. De Niro è eccezionale nel disegnare la parabola di Alfredo, prima ragazzo spensierato e vitale, poi padrone senza polso che, con il fallimento del suo matrimonio, finisce malinconicamente rinchiuso in se stesso. Depardieu, con la sua recitazione viscerale, rende accattivante Olmo, uomo coriaceo, coerente, leale sempre e comunque. In un film dominato dagli uomini, però, c’è spazio anche per due figure femminili bellissime e prorompenti, la popolana rivoluzionaria di Stefania Sandrelli e la borghese insofferente e ribelle di Dominique Sanda.
Quello che Bertolucci dipinge in Novecento è un affresco vivido e potente, dove spiccano il giallo e il verde della campagna emiliana in cui è cresciuto, il rosso della lotta di classe contadina, il nero inquietante del fascismo, incarnato dalla mefistofelica coppia Donald Sutherland-Laura Betti. E poi c’è un colore indefinito, il più bello, quello di un’amicizia che va oltre le differenze di ceto, che resiste al tempo, alle incomprensioni e alle avversità della vita.
Pervaso in lungo e in largo dalle note del maestro Ennio Morricone, Novecento è un film epico e intimistico al tempo stesso, in cui convivono miracolosamente politica e nostalgia, romanzo ottocentesco e mélo hollywoodiano, storie di uomini comuni e la grande Storia.

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