


Cile, 1948. Il poeta e senatore Pablo Neruda (Luis Gnecco) accusa apertamente Gabriel Gonzalez Videla di aver tradito il Partito Comunista, grazie al quale era stato eletto Presidente due anni prima. Neruda si trova quindi davanti a un bivio: l’arresto o l’esilio. D’accordo con il partito, il poeta opta per fuggire dal Paese insieme alla moglie. Il Presidente decide così di mettere sulle sue tracce il prefetto Oscar Peluchonneau (Gael García Bernal).
Erano in tanti ad attendere il sesto lungometraggio del regista cileno Pablo Larraín: troppo grande la curiosità di vedere come avrebbe dipinto il suo illustre connazionale, non solo simbolo di un Paese, ma anche icona letteraria del Novecento. Ebbene Larraín ha risposto nel mondo più spiazzante possibile, con un film completamente diverso dal precedente Il club, in cui riescono a convivere con straordinario equilibrio dramma e ironia, pagine importanti di Storia e sequenze oniriche, riflessioni politiche e atmosfere da poliziesco.
Il Neruda larrainiano riempie lo schermo con la sua fisicità (quella di un grande Luis Gnecco), gioca col suo stesso mito, esercita il potere della poesia in politica, prima di avventurarsi in un appassionante gioco al gatto col topo con il poliziotto “un po’ violento, un po’ coglione” dell’ottimo Gael García Bernal, che finisce per trasformarsi (per entrambi) in un viaggio dell’anima. La sceneggiatura di Guillermo Calderon contribuisce a definire l’influenza del fascino del poeta sulla gente (“Stare con te è come vivere in un quartiere alberato”, dice la moglie in un momento d’addio), mentre Larraín varca continuamente la sottile linea tra realtà e finzione. Più che un ritratto del poeta, il film del regista cileno è uno sguardo dentro il mondo nerudiano e, al tempo stesso, un manifesto sulla forza dell’Arte della poesia e del cinema.
In attesa di vedere il suo primo lavoro in lingua inglese, Jackie, acclamatissimo a Venezia 73, è lecito pensare che Larraín abbia tutto per poter lasciare un segno profondo nel cinema contemporaneo.
Voto: 4/5
Neruda, Argentina-Cile-Spagna-Francia, 2016. Regia: Pablo Larraín. Interpreti: Luis Gnecco, Gael García Bernal, Mercedes Morán, Diego Muñoz, Pablo Derqui. Durata: 1h e 47’.


