NEGLI ABISSI DELL’ANIMO UMANO: LA SCONOSCIUTA

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Il nome di Peppuccio Tornatore ha sempre evocato nello spettatore un’idea di cinema legata al romanticismo, al sogno, alla nostalgia. O, almeno, è stato così fino al 2006, quando si presentò nelle sale con un incubo ad occhi aperti: La sconosciuta.
La storia dell’ucraina Irena, un passato avvolto nel mistero e un’ossessione per la famiglia Adacher, di cui entra a far parte come domestica grazie a un’astuta macchinazione, ha generato il film più cupo e più doloroso di Tornatore. Da un lato ci conduce con la durezza di un pugno nello stomaco nel dramma di tante donne dell’est (e non solo), che in Italia non trovano l’America, bensì un destino peggiore di quello che si sono lasciate alle spalle. Dall’altro è un viaggio negli abissi dell’animo umano, anche grazie alla strepitosa interpretazione di Ksenia Rappoport, che (recitando in presa diretta) incarna con passione i tormenti di una donna violentata nel corpo, nella mente e nel cuore.
Tutto funziona al meglio in questo film, dalla fotografia al montaggio, dal sonoro alla scelta di usare il commento musicale del maestro Morricone quasi ininterrottamente dal primo all’ultimo minuto, fino al cast indovinato in cui spicca, oltre alla protagonista, un mefistofelico e disumano Michele Placido.
Un’opera tanto disturbante, quanto assolutamente necessaria.

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Amarcord

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