MARLON BRANDO DAL CUORE DI TENEBRA

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Che Apocalypse Now sia uno dei vertici della smisurata filmografia sulla guerra del Vietnam non ci piove, né tantomeno può essere in discussione che sia uno dei film più rappresentativi della settima arte per tecnica, estetica ed alto livello di recitazione. Ed è pure un caso rarissimo di gioiello letterario – Cuore di tenebra di Joseph Conrad – tradotto in gioiello cinematografico.
Ma per lo spettatore il capolavoro di Francis Coppola è anche l’esempio massimo della più elettrizzante delle attese. Apocalypse Now inizia solenne sulle note di The End dei Doors, poi procede sequenza dopo sequenza a ritmo tambureggiante, restando per quasi tutta la sua durata un’estenuante, avvincente attesa di un fantasma il cui nome aleggia sin dalle prime battute: il Colonnello Kurtz, ovvero Marlon Brando.
Quando Kurtz finalmente appare, le grandi aspettative non vengono tradite: Brando spunta dalle tenebre come fosse un’entità soprannaturale. Testa rasata, voce ammaliante, circondato sempre dall’oscurità, Kurtz filosofeggia sull’orrore perché lui stesso rappresenta il delirio assoluto della guerra. “La sua mente è lucidissima, ma la sua anima è matta”, dice l’invasato fotoreporter interpretato da Dennis Hopper.
Anima oscura, cuore ribelle, carattere contestatore. Proprio come Marlon. È forse proprio questa affinità a rendere Kurtz ancora più affascinante ed unico, in una parola leggendario.

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Amarcord

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