MARIO BREGA IN 10 BATTUTE DI CULTO

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Strano destino quello di Mario Brega, uno dei più grandi caratteristi italiani. Comincia a fare l’attore negli anni Cinquanta e nel decennio successivo arriva a recitare nella “Trilogia del dollaro” di Sergio Leone, accanto a mostri sacri come Clint Eastwood e Gian Maria Volontè. Eppure non diventa qualcuno fino al fortuito incontro con Carlo Verdone, proprio a casa di Leone. La carriera di Brega è già sul viale del tramonto, quando Verdone gli propone la parte del padre del “figlio dei fiori” Ruggero.
Il resto è storia. Oggi pronuncia il suo nome a un cinefilo e questi penserà subito a quell’omone con la barba bianca e gli occhi profondi dietro le grandi lenti, alla sua romanità verace, alla sua collera facile e, soprattutto, alle sue indimenticabili battute.

Tendenze politiche
“A me fascio? Io fascio? A zoccolè, io mica so’ comunista così, sa’! So’ comunista così!” (Un sacco bello, 1980)

Forza bruta
“J’ho dato un destro ‘n bocca, m’è cascato a terra come Gesù Cristo. J’ho rotto er setto nasale, j’ho frantumato le mucose, e je dicevo «Arzete, a cornuto arzete!»” (Borotalco, 1982).

Lezione di religione
“Don Alfio è qui perché te voleva conosce mejo, perché è un grosso studioso di morale, un grosso filosofo… Aho, è un omo de Chiesa co’ du cosi così!” (Un sacco bello, 1980)

Padre in pena
“Ma ‘n padre po avè un fijo così, senza ‘na casa, senza ‘na famijia, co ‘e pezze ar culo, ai semafori a chiede l’elemosina?!” (Un sacco bello, 1980).

La mano magica
“Sta mano po esse fero o po esse piuma: oggi è stata ‘na piuma” (Bianco, rosso e Verdone, 1981).

Perplessità
“A Se’, ma come cazzo parli?” (Borotalco, 1982).

La puntura
“Come la famo, cor pizzico o senza pizzico?” (Bianco, rosso e Verdone, 1981).

Prosciutto
“Senti ‘sto prosciutto, t’ho detto è dorce… è ‘n zucchero!” (Borotalco, 1982).

Questione di classe
“A signo’, me chiamano Er Principe” (Bianco, rosso e Verdone, 1981).

Questione di principio
“Sta a pija ‘n giro a mi fija ‘sto fijo de ‘na mignotta! Se lo pijo, lo sfonno tutto!” (Borotalco, 1982).

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