LION – LA STRADA VERSO CASA. RECENSIONE

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1986. Saroo, un bambino indiano di cinque anni, sale per sbaglio su un treno per Calcutta, allontanandosi inconsapevolmente di milleseicento chilometri dal villaggio dove vive con i suoi cari. Dopo varie peripezie nella sconfinata metropoli finisce in un orfanotrofio, per poi essere adottato da una ricca coppia australiana. Oltre vent’anni dopo Saroo, ormai adulto, si mette alla ricerca della sua famiglia utilizzando Google Earth e i ricordi che gli rimangono.
Si chiama Sunny Pawar l’asso nella manica di Garth Davis, regista australiano al suo primo lungometraggio cinematografico. Ha otto anni, gli occhioni scuri e profondi, i lineamenti di una dolcezza infinita. Davis ci fa sprofondare nel suo sguardo sperduto, nella sua ansia di poter riabbracciare la sua mamma, e con un ritmo incalzante ci trasporta nelle strade di una Calcutta immensa e caotica dove sono tanti i bimbi che condividono un amaro destino.
Pregi e difetti, invece, nella seconda parte del film, quella ambientata nel presente, che nel complesso è meno intensa della prima. Davis ha il merito di raccontare con semplicità una storia incredibile ma vera, evitando eccessi di melassa. La mancanza principale, invece, sta nell’aver toccato appena in superficie gioie e dolori di una famiglia che fa la scelta coraggiosa di adottare due bambini con un passato oscuro, con tutti i problemi che ne conseguono, rendendo di fatto quasi inutile il personaggio del fratellastro di Saroo e mancando di dare più spazio a una Nicole Kidman in grandissima forma.
Lion si chiude con una didascalia che ci ricorda che ogni anno in India circa ottantamila bambini finiscono dispersi: una cifra spaventosa per un dramma a cui non si riesce a porre rimedio.

Voto: 3/5

Lion – La strada verso casa (Lion), Australia-USA-Gran Bretagna, 2016. Regia: Garth Davis. Interpreti: Dev Patel, Rooney Mara, Nicole Kidman, David Wenham, Sunny Pawar. Durata: 2h.

 

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