LE MANS ’66 – LA GRANDE SFIDA. RECENSIONE

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Anni ’60. Carroll Shelby (Matt Damon), ex campione del volante, viene incaricato dalla Ford Motor Company di costruire una macchina da corsa rivoluzionaria, con l’obiettivo dichiarato di contrastare le invincibili auto di Enzo Ferrari (Remo Girone) e conquistare la vittoria alla 24 ore di Le Mans del ’66. Per riuscire nell’arduo compito Shelby decide di affidarsi a Ken Miles (Christian Bale), collaudatore e pilota dotato di eccezionale talento, ma anche di un temperamento alquanto ingestibile. Lottando contro tutto e tutti – committenti di lavoro compresi –, i due si avventureranno in un’impresa destinata a passare alla storia.

Al pronti-via di Le Mans ’66, undicesimo lungometraggio diretto da James Mangold, si respira immediatamente un odore autentico di asfalto, benzina, freni fumanti e adrenalina. Eppure, non ci vogliono troppi minuti per capire quanto le corse automobilistiche e il mondo dei motori siano in realtà parte di una storia dal respiro più ampio, che sa privilegiare costantemente la descrizione dei sentimenti e della psicologia dei protagonisti.
L’aspetto più stimolante del film è senz’altro nei tocchi vividi con cui vengono dipinti il legame d’amicizia tra Shelby e Miles e, contestualmente, i loro attriti continui con l’entourage dirigenziale della Ford. Il talento contro l’arroganza del denaro, la passione genuina contro gli interessi e l’ossessione del profitto. O, se volete, l’anima ribelle d’America contro le ottusità e le prepotenze delle classi dirigenti. In tutto questo, Mangold trova terreno fertile nell’evidente affiatamento tra un buon Matt Damon e il solito grande Christian Bale, che oltre a saper essere accattivante nel ruolo di “testa calda”, riesce a dar voce al tormento interiore di Miles, diviso tra il senso di responsabilità nei confronti della famiglia e l’irresistibile richiamo del rombo dei motori.
Nell’insieme, Mangold struttura il film come una pellicola d’altri tempi, dimostrandosi un “pilota” accorto nel frenare di fronte alle trappole della retorica e abile nel sorpassare i cliché più scontati del genere. Le sequenze d’azione, montate a ritmo serrato, trasportano lo spettatore nella dimensione-gara di una volta, una vera e propria corsa selvaggia, irta di pericoli, in cui l’uomo al volante accettava la morte come naturale compagna di viaggio.
Epico e intimista al tempo stesso, Le Mans ’66 vola dunque veloce verso il traguardo senza mai dimenticare – nemmeno per un istante – di raccontare l’essere umano dietro l’eroe, come provano le malinconiche battute finali prima che il “cowboy” Shelby, con gli occhi inumiditi, svanisca all’orizzonte in “sella” alla sua fida vettura.

Voto: 3,5/5

Le Mans ’66 – La grande sfida (Ford v Ferrari), USA, 2019. Regia: James Mangold. Interpreti: Christian Bale, Matt Damon, Jon Bernthal, Caitriona Balfe, Noah Jupe, Tracy Letts, Remo Girone. Durata: 2h e 32’.

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