


Daniele Dominici, giovane e tenebroso professore di letteratura cui è stata assegnata una supplenza in un liceo di Rimini, giunge nella città romagnola in un giorno d’inverno. Indossa un cappotto color cammello, ha l’aria stropicciata e la sigaretta come amica inseparabile. È un uomo profondamente disilluso, e nulla sembra scalfirlo. Sono gli anni della contestazione post-sessantottina, ma il suo disinteresse verso la politica è totale (“Per me neri o rossi siete tutti uguali, i neri sono più cretini”). Ha una compagna più vecchia di lui, Monica, con cui ha un rapporto ormai alla deriva. Quando tra i banchi di scuola nota la sua attraente alunna Vanina, ragazza afflitta da inguaribile malinconia e con un passato oscuro, qualcosa si riaccende finalmente in lui.
È il 1972 quando Valerio Zurlini firma il penultimo dei suoi nove lungometraggi, La prima notte di quiete. Il protagonista è la star francese Alain Dalon, mentre nel cast di contorno ci sono nomi che testimoniano la grandezza del cinema italiano di quel periodo: Giancarlo Giannini, Renato Salvatori, Lea Massari, Salvo Randone, Adalberto Maria Merli, Alida Valli. La lavorazione del film è stata movimentata, soprattutto per via delle incomprensioni sorte tra Zurlini e Delon, tanto che il regista si dice insoddisfatto del risultato finale. E invece La prima notte di quiete non solo è un’opera riuscita, ma aumenta di fascino col trascorrere del tempo. Si resta rapiti, in particolare, da quell’atmosfera cupa che sprigiona, dal senso d’ineluttabilità che lo pervade e dalla sensibilità con cui vengono ritratti i due protagonisti belli e dannati. Alain Delon è perfetto nel ruolo di Dominici, un nichilista che non crede in nulla, ma che è capace di entusiasmarsi di fronte alla visione della Madonna del parto di Piero della Francesca. Sonia Petrova, nei panni di Vanina, è l’incarnazione dell’angelo caduto dal cielo.
Intorno a loro, in una Rimini avvolta dalla nebbia e dalla noia, si muove un gruppo di vitelloni che sembrano la versione cinica e abbruttita di quelli felliniani. I quali finiscono per diventare i testimoni di una storia d’amore struggente e impossibile, sui cui aleggia lo spettro della morte. “Perché la morte è la prima notte di quiete?”, chiede Spider a Dominici. “Perché finalmente si dorme senza sogni”.


