LA PAZZA GIOIA. RECENSIONE

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Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi) è una sedicente contessa dal carattere esuberante, condannata da un tribunale a vivere a Villa Biondi, nei pressi di Pistoia, un istituto terapeutico che si occupa di recuperare donne con disturbi mentali e socialmente pericolose. Un giorno arriva in comunità Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), una giovane e introversa donna a cui è stato tolto il figlio. Tra loro nasce un forte legame, che le porterà a un’inattesa e avventurosa fuga verso la libertà.
Il grande punto di forza del nuovo film di Paolo Virzì (che ha scritto il copione insieme a Francesca Archibugi) sta tutto nell’abilità con cui il regista livornese ha plasmato alla perfezione le due protagoniste. Logorroica, straripante, narcisista, invadente, ma piena di sensibilità Valeria Bruni Tedeschi. Smunta, ombrosa, fragilissima, con gli occhioni pieni di sofferenza nascosti dietro una ciocca di capelli Micaela Ramazzotti. Insieme formano una coppia a cui è impossibile restare insensibili, un incrocio riuscito tra Sarandon-Davis di Thelma & Louise e Gassman-Trintignant de Il Sorpasso, ma con parecchi neuroni fuori posto.
La Bruni Tedeschi funge da trascinatrice sin dal folgorante inizio nella verdeggiante campagna toscana. Beatrice e Donatella si cercano e si respingono, si conoscono e cominciano a volersi bene. E tra una battuta fulminante e l’altra, si riaffaccia continuamente e con prepotenza il passato doloroso, segnato da scelte sciagurate, genitori cinici e una società facile all’indifferenza. Ancora una volta, Virzì dimostra di saper fondere come pochi il dolce e l’amaro della vita. Peccato solo per quel finale un po’ carico di avvenimenti e troppo spiegato, che impedisce a La pazza gioia di essere un film perfetto, pur non intaccandone il fascino e la bellezza.

Voto: 3,5/5

La pazza gioia, Italia, 2016. Regia: Paolo Virzì. Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno, Bob Messini, Sergio Albelli, Anna Galiena, Marisa Borini, Marco Messeri. Durata: 1h e 58’.

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