IO NON HO PAURA

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Il grande Vittorio De Sica insegnò attraverso il cinema che i bambini ci guardano, ci osservano attentamente e comprendono il mondo degli adulti molto meglio di quanto noi capiamo quello dell’infanzia, di cui pure una volta facevamo parte. A questo genere di film appartiene Io non ho paura (2003) di Gabriele Salvatores.
Tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, racconta di Michele, un bambino di dieci anni che abita in un piccolo borgo del Sud, che nell’estate del ‘78 rinviene vicino a un casale dismesso una cavità in cui è incatenato un suo coetaneo, Filippo. Decide di aiutarlo, pur non capendo perché si trovi rinchiuso lì. Ben presto scoprirà l’atroce verità: Filippo è stato rapito da alcune persone del suo paese con la complicità dei genitori.
Salvatores scelse la via più bella per mostrare in immagini questa storia: si fece bambino. Cinepresa costantemente ad altezza del piccolo protagonista, per un film che oscilla tra la fiaba e il thriller con venature d’horror: non è così che spesso gli occhi dell’innocenza vedono la vita?
Della lunga filmografia del regista di Mediterraneo, Io non ho paura è uno dei suoi prodotti più riusciti: tanto grande racconto di formazione, quanto indispensabile lezione per gli adulti.

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