IN GUERRA PER AMORE. RECENSIONE

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New York, 1943. Arturo Giammarresi, giovane palermitano emigrato negli States, è innamorato (ricambiato) della bella Flora e sogna di portarla all’altare. Il problema è che la ragazza è promessa a Carmelo, figlio del braccio destro del criminale Lucky Luciano. L’unica possibilità di sposarla è di andare a chiedere la mano al padre della sua amata, che vive in un paesino siciliano. Per raggiungere il suo intento Arturo decide così di arruolarsi nell’esercito americano, che si sta preparando allo sbarco in Sicilia in un momento cruciale della Seconda Guerra Mondiale.
A tre anni di distanza dal film-rivelazione La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto in arte Pif ritorna nella triplice veste di attore, regista e sceneggiatore riproponendo la formula vincente dell’opera prima. Ancora una volta al centro ci sono una travagliata love story (anche i nomi dei due innamorati sono gli stessi, come a volerli rendere antenati ideali dei protagonisti del primo film), una pagina importante della storia della Sicilia e la mafia, con la narrazione che procede sempre sui binari della favola realistica e della leggerezza. È evidente sin dall’inizio che quell’effetto sorpresa generato dall’opera d’esordio qui viene a mancare, ma Pif riesce a costruire nuovamente una storia godibile, in cui ben si intrecciano situazioni comiche al limite del grottesco, trovate sceniche d’impatto e cinema di denuncia.
In guerra per amore è dedicato a Ettore Scola, gigante della settima arte scomparso quest’anno e mentore dell’attore-regista siciliano, che anche stavolta ha seguito alla lettera la regola base dettata dal suo maestro: parlare di cose serie senza farsene accorgere e facendo ridere il pubblico, per poi, alla fine, indurlo alla riflessione.

Voto: 3/5

In guerra per amore, Italia, 2016. Regia: Pif. Interpreti: Pif, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna. Durata: 1h e 39’.

 

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