


Molti giovani registi che si dedicano al genere orrorifico, sono convinti che per turbare lo spettatore bastino una buona dose di violenza e di sangue, magari qualche creatura mostruosa, ed effetti sonori a iosa.
Il cinema del passato, invece, ricorda che con l’atmosfera, una sceneggiatura ingegnosa e un alto livello di recitazione, si può suggestionare (e non poco) il pubblico di qualsiasi età.
Un esempio perfetto è Il tocco della medusa (1978) di Jack Gold, che racconta dello scrittore John Morland, uomo schivo e scontroso, il quale per sua stessa ammissione ha il potere di provocare disastri con la sola forza del pensiero.
Se il ritmo serrato e alcune sequenze di grande effetto sono tipiche dei film del genere, la vera forza di quest’opera sta nei dialoghi affascinanti che riflettono, con grande profondità, su quanto il Male sia radicato nella natura umana.
Punta di diamante de Il tocco della medusa è Richard Burton, che con il suo sguardo magnetico e inquietante rende alla perfezione il disagio di Morland, uomo angosciato dai sensi di colpa ma incapace di frenare gli istinti malvagi. In fatto di intensità drammatica Burton non aveva nulla da invidiare ad altre star della sua generazione come Marlon Brando o Paul Newman, che tuttavia oggi godono di un ricordo più vivido da parte dei cinefili.


