


“I fantasmi mi hanno affascinato sin da quand’ero piccolo. Ero molto pauroso. A casa della gente volevo andarmene subito. Non dormivo mai a casa di nessuno perché avevo paura di tutto”. Fu qualcosa di molto personale a spingere l’allora sconosciuto M. Night Shyamalan alla creazione de Il sesto senso (1999). La stesura del copione, però, si rivelò più complicata del previsto, tanto che lo stesso regista indiano giudicò le prime bozze poco originali e piene di dialoghi banali e scontati. Poi ecco l’illuminazione, il concepimento di quel colpo di scena finale che sarebbe passato alla storia. Shyamalan trovò improvvisamente l’ispirazione e cominciò a strutturare il resto dello script con naturalezza, compenetrandosi sempre di più in Malcom, lo psicologo infantile caduto in disgrazia e alla ricerca di una seconda opportunità, e in Cole, un bambino di nove anni afflitto da terrificanti visioni.
Girata in ordine cronologico dalla prima all’ultima scena, la pellicola riscosse un successo sensazionale, arrivando ad incassare la cifra monstre di 672 milioni di dollari. Il perché lo si capisce oggi ancora più di ieri. Ad ogni visione Il sesto senso sa parlare al cuore, rivelandosi qualcosa di ben più complesso di un thriller soprannaturale in grado di elargire brividi. È un film che snocciola le paure che accomunano tutti gli esseri umani e affronta un tema sempre attuale, quello dell’incomunicabilità, mettendoci allo specchio: una moglie e un marito che non sanno più relazionarsi; un bambino che non trova il modo di confidare le sue angosce; una mamma che non riesce a comprendere il disagio del figlioletto; i defunti incapaci di comunicare il proprio stato interiore.
E poi ci sono gli occhi e i sorrisi malinconici di un toccante Bruce Willis, la tenerezza sconfinata del piccolo, strepitoso Haley Joel Osment, uno struggente confronto madre-figlio, una fede nuziale che ogni volta rotola via sul filo della nostra sensibilità. Emozioni autentiche e profonde che sopravvivono al tempo, facendo di questo film un cult da preservare e riassaporare.


