


Come già accaduto in sala, l’ultimo film di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street, è balzato subito in testa alle classifiche dei dvd e dei blu-ray più venduti (è disponibile da luglio, etichetta 01 distribution).
Ma quali sono gli ingredienti utilizzati dal cineasta newyorkese per cucinare questo incredibile successo? Innanzitutto, i serratissimi 180 minuti di durata che, grazie anche al montaggio di Thelma Schoonmaker e a una colonna sonora impeccabile, raggiungono un ritmo vertiginoso come non si vedeva dai tempi di Quei bravi ragazzi (1990) e Casinò (1995).
La solidità della sceneggiatura e della regia è, poi, incrementata dalla scelta di un cast che dire indovinato è poco, a partire da un monumentale Leo DiCaprio, che interpreta la parabola del broker Jordan Belfort in maniera così autentica, da sembrare davvero un drogato e sessodipendente: la scena in cui striscia a terra strafatto e quasi paralizzato è da antologia. In quella stessa sequenza si distingue Jonah Hill, la vera scheggia impazzita del film, che per esigenze di copione non ha esitato a tirare fuori il pene dai pantaloni, né tantomeno a mettere in bocca un pesciolino rosso (con intorno gli animalisti sul set a controllare che non lo uccidesse). Quindi, quel geniaccio di Scorsese va a pescare la sconosciuta attrice australiana Margot Robbie, le dà la parte della biondissima seconda moglie di Belfort e ne fa una star, oltre a conturbare le platee maschili di tutto il mondo. Infine, l’asso nella manica Matthew McConaughey, capace di rendere il suo cameo un cult: se vi mettete a parlare con gli amici di The Wolf, state certi che qualcuno finirà col battersi il pugno sul petto mugugnando.
Risultato finale: capolavoro già consegnato alla storia. E l’Academy che fa? Zero Oscar, ovviamente.


