IL CORRIERE – THE MULE. RECENSIONE

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Earl Stone, anziano floricoltore dell’Illinois, è costretto a chiudere l’attività imprenditoriale per la quale ha sacrificato tutto nella vita, famiglia compresa. Rimasto solo e al verde, accetta un lavoro per cui è richiesta soltanto la capacità di saper guidare un’automobile. Earl non sa, però, che è appena diventato un corriere della droga per uno spietato cartello di narcotrafficanti messicani. E viaggio dopo viaggio, l’uomo si rivela talmente efficiente nel suo compito da attirare l’attenzione dell’agente della DEA Colin Bates.

Tra le molte virtù dei miti del cinema ce n’è una particolare, ovvero la capacità di riuscire a compiere imprese assai improbabili per i comuni mortali. Ne è la conferma il quasi 89enne Clint Eastwood, che alla sua veneranda età non solo dirige e interpreta da protagonista un film con disarmante bravura, ma trasforma un vero fatto di cronaca (raccontato in un articolo del New York Times) in una potente riflessione sulle relazioni familiari, l’ostinazione nell’errore, la caducità del tempo, il bisogno di redenzione.
Scritto da Nick Schenk, già sceneggiatore di Gran Torino (ultima pellicola di Clint da regista e attore), Il corriere ruota attorno ad un personaggio sfaccettato, contraddittorio, che somiglia per certi aspetti al Walt Kowalski del succitato capolavoro del 2008, ma per altri se ne discosta in maniera netta. Earl Stone è egocentrico, politicamente scorretto, a tratti incosciente, e a causa del suo egoismo ha perso sia l’amore della moglie Mary (Dianne Wiest) che quello della figlia Iris (Alison Eastwood). Ma è anche un uomo autoironico, capace di slanci di generosità verso il prossimo e così consapevole dei suoi sbagli da ammonire chiunque rischi di scivolare nella sua stessa condizione, come accade nel confronto con l’agente Bates (Bradley Cooper). Quando Mary si ammala gravemente, in Earl si scatena un’inattesa crisi di coscienza che lo porta a utilizzare finalmente nel modo giusto quell’unica cosa che non può comprare con i lauti proventi del suo nuovo impiego: il tempo.
Proprio come il protagonista, anche il film possiede svariate sfumature, più di quante possa suggerirne la sua linearità e il suo stile sobrio. Oltre a raccontare in profondità il percorso interiore di Earl, Il corriere offre un efficace ritratto dell’America contemporanea (acutissima la breve scena in cui gli agenti della DEA perquisiscono il malcapitato cittadino dai tratti ispanici) e dona allo spettatore una mezz’ora conclusiva vibrante, dolente, commovente, così densa di significati da rivelarsi una vera e propria summa del cinema eastwoodiano.
Un film insomma da abbracciare, meditare, rivedere, e la cui esclusione dall’ultima edizione degli Oscar non può che lasciare perplessi e negativamente sorpresi.

Voto: 4/5

Il corriere – The Mule (The Mule), USA, 2018. Regia: Clint Eastwood. Interpreti: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Dianne Wiest, Andy Garcia, Laurence Fishburne, Michael Peña, Alison Eastwood, Taissa Farmiga. Durata: 1h e 55’.

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