


Il 23 maggio 1994, due giorni dopo la presentazione di Pulp Fiction al Festival di Cannes, un trentunenne Quentin Tarantino riceve dalle mani del presidente della giuria Clint Eastwood la prestigiosa Palma d’oro. Per l’opera seconda del regista americano è l’inizio di una cavalcata trionfale: costato appena 8 milioni di dollari, nell’arco di una stagione giunge ad incassarne oltre duecento. Di riconoscimenti importanti ne arrivano molti altri (tra cui l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale), ma la conquista più significativa è l’impatto prorompente che la pellicola riesce ad avere sull’immaginario cinefilo collettivo, diventando praticamente un cult istantaneo.
Una botta di adrenalina
Ambientato a Los Angeles, Pulp Fiction intreccia più storie che vedono protagonisti individui che gravitano nel mondo della criminalità. Ironico, violento, sboccato, condito di dialoghi accattivanti e spesso surreali, il film è un cocktail micidiale di generi in cui la linearità temporale viene infranta in maniera sorprendente. Risultato finale, due ore e mezza di cinema velocissime, effervescenti, una botta di adrenalina simile a quella con cui Vincent Vega risveglia l’agonizzante Mia Wallace.
Il pulp-cast, dal risuscitato Travolta al risolvi-problemi Keitel
5 degli 8 milioni del budget sono serviti per mettere su il cast. Soldi spesi benissimo da Tarantino, che rilancia la carriera di un John Travolta in precoce declino, regala ruoli iconici a Samuel L. Jackson e Bruce Willis, e fa di Uma Thurman una femme fatale “troppo pericolosa per averci a che fare, ma troppo attraente per essere ignorata”. Tutti gli interpreti di Pulp Fiction risultano preziosissimi, anche quelli che appaiono in poche scene, come dimostra Harvey Keitel nel ruolo del risolvi-problemi che ognuno di noi vorrebbe incontrare nella vita.
Il tormentone Ezechiele 25, 17
E a proposito di Samuel L. Jackson, è proprio lui a pronunciare quello che diventa immediatamente il tormentone del film, ovvero il monologo Ezechiele 25, 17 con il quale il killer Jules precede ogni esecuzione. Il passo biblico, però, non è citato alla lettera: quel diavolo di Quentin l’ha riscritto a suo piacimento, mescolandolo con altri passi della Bibbia e una citazione da un film di arti marziali con Sonny Chiba.
Una colonna sonora da urlo
La straordinaria colonna sonora, composta di brani di epoche e generi diversi (surf, funk, blues, soul, rock and roll), contribuisce in maniera rilevante al successo della pellicola. Tra le canzoni più trascinanti, Misirlou (Dick Dale & his Del-Tones) sui titoli di testa, You Never Can Tell (Chuck Berry) durante il ballo di Mia e Vincent, Girl, You’ll Be a Woman Soon (Urge Overkill) prima dell’overdose di Mia e Surf Rider (The Lively Ones) in chiusura del film.
Il mondo è “tarantinato”
Già dopo la prima visione, molti cinefili vanno alla scoperta dei film e dei generi che hanno ispirato Tarantino, mentre il look dei protagonisti diventa un punto di riferimento per i ragazzi degli anni ’90. Ma, soprattutto, Pulp Fiction finisce per influenzare tanti registi e sceneggiatori, non solo della nuova generazione e anche oltre i confini degli Stati Uniti. Il mondo è ormai “tarantinato” e niente sarà più come prima.


