HIGHLANDER 30 ANNI DOPO

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“Ne resterà soltanto uno!”. Nel marzo del 1986, usciva nelle sale statunitensi Highlander – L’ultimo immortale, uno dei più bei film di fantascienza del suo decennio. Fu Gregory Widen, un’aspirante sceneggiatore che per guadagnarsi da vivere faceva il pompiere, a concepire l’intrigante storia di un gruppo di guerrieri immortali costretti a duellare tra di loro nel corso dei secoli, fino al giorno in cui l’unico superstite avrebbe conquistato una misteriosa ricompensa. La direzione del film venne affidata a Russell Mulcahy, un giovane regista proveniente dal mondo dei videoclip. Al botteghino Highlander fece flop, ma negli anni successivi, attraverso l’home video e i passaggi televisivi, fu ben presto rivalutato dal pubblico di tutto il mondo fino a diventare un vero e proprio cult.
Dopo trent’anni, il fascino di questo film è ancora intatto. Ambientato tra la suggestiva Scozia del 1500 e la New York degli anni Ottanta, Highlander avvince con il suo montaggio serrato e le sequenze d’azione mozzafiato, ma soprattutto emoziona con quel suo mettere a nudo i sentimenti e le malinconie dei protagonisti.
Perfetto il trio degli interpreti principali: Christopher Lambert con i suoi occhi intensi ed enigmatici è il protagonista MacLeod, Sean Connery l’affascinante maestro d’armi egiziano Ramirez, Clancy Brown l’inquietante e sadico cavaliere oscuro Kurgan.
Ma la ciliegina sulla torta sono le canzoni dei Queen. Impossibile non menzionare Princes of the Universe, che rende elettrizzante l’atmosfera già sui titoli di testa, e Who Wants to Live Forever,  con cui Freddie Mercury e soci riescono a donarci ad ogni visione un momento di puro, struggente romanticismo.

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Amarcord

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