GUIDO NICHELI, L’ODONTOTECNICO CHE DIVENTÒ “CUMENDA”

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Una delle cose di cui soffre oggi la commedia italiana è la mancanza di certi caratteristi, come si usava dire una volta, “presi dalla strada”. In questa categoria rientra il lombardo Guido Nicheli, la cui storia personale ha il sapore di una sceneggiatura cinematografica.
Nicheli faceva di professione l’odontotecnico e, negli anni Sessanta, per arrotondare cominciò a lavorare come rappresentante di liquori. Tra i locali che si rifornivano da lui c’era anche il Derby Club, un night milanese frequentato dal mondo del cinema. Con la sua simpatia e la parlata inconfondibile conquistò il grande Steno, che lo fece esordire ne Il padrone e l’operaio (1975).
Si specializzò nel ruolo del “cumenda”, il riccone settentrionale un po’ arrogante e razzista, capace di esaltarsi con facilità per i piaceri della vita (“Libidine!”).
Fu diretto da Ugo Tognazzi, Renato Pozzetto, Dino Risi, ma il suo meglio lo diede nei cult anni Ottanta dei Vanzina (Sapore di mare, Vacanze di Natale), in cui il “cumenda” era un fanatico delle automobili (“Via della Spiga – Hotel Cristalli di Cortina: 2 ore 54 minuti 27 secondi. Alboreto is nothing!”) e filosofeggiava sui doveri coniugali (“Uno dopo una settimana di lavoro è sfiancato, le mogli invece hanno sempre in mente quella roba lì”).
È scomparso ormai da otto anni, ma basta fare un giro del web per vedere che i suoi fan non lo hanno mai dimenticato. E lui cosa direbbe di questa cosa? “L’idea mi esalta!”.

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