GRAN TORINO 10 ANNI DOPO: 5 MOTIVI PER RIVEDERE IL CAPOLAVORO DI CLINT EASTWOOD

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Qualche settimana dopo aver gustato al cinema l’ultimo film diretto e interpretato da Clint Eastwood, Il corriere – The Mule, è tempo di celebrare l’anniversario dell’uscita italiana di uno dei suoi capolavori. Era il 13 marzo 2009, infatti, quando Gran Torino irrompeva nelle nostre sale, rubando all’istante il cuore di critici e spettatori italiani.
Ecco 5 motivi per cui bisogna assolutamente rivedere una delle pellicole fondamentali nella filmografia di Eastwood.

1. Walt Kowalski
Scorbutico, misantropo, razzista, afflitto dalla recente scomparsa della moglie e dai ricordi della guerra di Corea, Walt Kowalski (stesso cognome del protagonista di Un tram che si chiama desiderio) è un ex operaio della Ford che nel crepuscolo della vita, grazie all’amicizia con due adolescenti di origine asiatica, riesce a ridare un senso alla propria esistenza. Walt è un concentrato dei personaggi più iconici di Clint, da Callaghan a Gunny fino a Frankie Dunn di Million Dollar Baby. In una parola: indimenticabile.

2. Thao e Sue
Se Gran Torino smuove sensibilmente le corde dell’emozione, lo si deve anche a Thao e Sue (interpretati dagli esordienti Bee Vang e Ahney Her), i due giovani Hmong in cui Kowalski trova quell’affetto negatogli dai suoi familiari. Particolarmente significativi nell’economia del racconto sono i duetti tra Thao e Walt, che mettono spesso a nudo la complessità del personaggio interpretato da Eastwood.

3. Profondità e ironia
Tra i motivi che rendono imperdibile Gran Torino c’è la profondità con cui affronta tanti temi importanti e delicati – il razzismo e la violenza nella società americana, l’integrazione, i rapporti familiari, la religione, il dramma dei reduci di guerra, la vecchiaia, la morte –, ma anche la tanta ironia che pervade un film caratterizzato da momenti fortemente drammatici. Le battute memorabili messe a segno non si contano, soprattutto quelle di Clint. La più graffiante? “Dio Santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia!”.

4. Un susseguirsi di scene cult
Grazie all’ottimo lavoro di scrittura dello sceneggiatore Nick Schenk e, naturalmente, alle scelte registiche di Eastwood, il film pullula di scene cult. La più amata/citata/cliccata è quella in cui Walt salva Sue da un gruppo di bulli afroamericani. “Avete mai fatto caso che ogni tanto si incrocia qualcuno che non va fatto incazzare? Quello sono io!”.

5. Il finale cristologico
Attraversato da continue riflessioni sulla morte (non a caso, il film si apre e si chiude con un funerale), Gran Torino si conclude con un finale cristologico. Con il suo sacrificio, Kowalski riesce a fare giustizia senza violare la legge, riscatta le colpe che lo affliggono e dona a Thao e Sue un futuro di speranza. Un finale intenso, significativo e spiazzante, tra i più potenti firmati da Clint Eastwood.

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