GIANCARLO SIANI, IL GIORNALISTA CHE VIVEVA A FORTAPASC

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Esistono dei film che meritano un posto speciale nella nostra videoteca, perché raccontano una pagina di Storia che ha rischiato di cadere nell’oblio. Film che ti fanno conoscere qualcuno di cui prima ignoravi l’esistenza, e per questo ti senti prima imbarazzato, poi avido di sapere ancora di più della sua vita. Film, insomma, come Fortapasc di Marco Risi, grazie al quale scopri che c’è stato un ragazzo di nome Giancarlo Siani che, dalla redazione de Il Mattino di Torre Annunziata, ha raccontato uno dei momenti più cruenti della storia della camorra con passione e dedizione. E non l’ha fatto per desiderio di diventare un eroe, ma perché aveva deciso di essere un “giornalista-giornalista” invece che un “giornalista-impiegato”. Il prezzo da pagare è stata la vita, la sera del 23 settembre 1985. Aveva soltanto ventisei anni.
Fortapasc è una specie di catapulta che ti sbatte nella provincia napoletana degli Ottanta, che ascolta Pop corn e patatine di Nino D’Angelo e impazzisce per Diego Armando Maradona, in cui l’eroina dilaga come una peste bubbonica e la corruzione dei politici è una piaga incurabile quanto quella della delinquenza. In mezzo a questo scenario da far west, c’è Siani con il volto e la voce di Libero De Rienzo, un attore di gran talento che ancora non ha la fama che meriterebbe. Quando il fratello di Giancarlo lo ha visto sul set, si è emozionato fino alle lacrime per la somiglianza impressionante. Allo spettatore resta soprattutto la sua vibrante interpretazione, che lascia tesi come la corda di un violino.

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