FREAKS OUT. RECENSIONE

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Nella Roma del 1943, mentre la Seconda Guerra Mondiale continua ad imperversare, Matilde, Cencio, Fulvio e Mario mettono a frutto le proprie straordinarie abilità esibendosi nel circo Mezza Piotta, guidati dal loro mentore Israel. Quando quest’ultimo scompare misteriosamente, i quattro “fenomeni da baraccone” restano soli e sperduti nella città occupata dai nazisti, finendo nel mirino del subdolo Franz, direttore del Zirkus Berlin alla perenne ricerca di persone dotate di poteri speciali.

Dopo il burbero e disadattato Enzo Ceccotti di Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti rilancia e mette ben quattro supereroi-reietti al centro del suo nuovo lungometraggio, con l’unica donna del gruppetto – interpretata dall’ottima Aurora Giovinazzo – a fungere da figura cardine.
Umanissima, fragile, riluttante ad accettare l’incredibile dono che nasconde dentro di sé, Matilde, la “ragazza elettrica”, ha tutte le caratteristiche del protagonista di un cinecomic contemporaneo e intraprende un percorso di consapevolezza che somiglia per alcuni versi a quello dell’autore. Se, infatti, nell’opera prima Mainetti rivelava il suo talento alle prese con qualcosa di inedito per il nostro panorama cinematografico, nel suo secondo lungometraggio scatena tutta la potenza di fuoco della sua creatività generando un vero e proprio blockbuster all’italiana che non sfigura affatto al cospetto di certi prodotti d’oltreoceano.
Scritto dal regista con Nicola Guaglianone, Freaks Out ha il sapore di un ardito incrocio tra X-Men, Bastardi senza gloria e lo spaghetti western, in cui riescono a convivere Storia e magia, racconto di formazione ed elogio alla diversità, romanticismo e azione esplosiva. Con momenti di grande cinema a impreziosirlo, come l’incipit da brividi in cui l’atmosfera incantata del circo è infranta dalla furia bellica, e una pioggia di citazioni – da Fellini a Tim Burton, da Roma città aperta fino a E.T. – a far trasparire una cinefilia quasi incontenibile.
Avvince e a volte entusiasma Freaks Out, sospinto da un bel ritmo e dagli efficaci effetti visivi, dall’affiatata banda di “mostri” e dall’irrequieto villain del 35enne tedesco Franz Rogowski. E trasuda una tale passione che gli perdoni anche i difetti più evidenti. Come la rappresentazione a dir poco macchiettistica della banda di partigiani, alcuni passaggi di sceneggiatura poco convincenti, o quegli strabordanti e caotici trenta minuti finali in cui Mainetti, oltre ai protagonisti, ci infila dentro nazisti, partigiani e persino un treno di ebrei deportati, avvoltolandoli in un turbinio di proiettili, fiammate e botte da orbi.
Sbavature, queste, che rendono un po’ freak il film stesso, senza intaccarne troppo il fascino né smorzarne la vigorosa freschezza, pronta a spirare forte su tutto il cinema di genere italiano.

Voto: 3,5/5

Freaks Out, Italia-Belgio, 2021. Regia: Gabriele Mainetti. Interpreti: Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski. Durata: 2h 21’.

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