


Di esordi folgoranti come quello di James Dean ce ne sono stati davvero pochi. E non mi riferisco al fascino dell’icona ingigantita dalla morte precoce, ma alla bravura dell’artista della recitazione.
Nel 1955 uscì La valle dell’Eden di Elia Kazan, storia del tribolato rapporto tra il problematico Cal e il padre che non lo ama e gli preferisce il fratello Aron, ragazzo equilibrato e pacifico. James Dean era al suo primo film da protagonista, fino a quel momento c’erano state soltanto delle apparizioni non accreditate.
Chi lo conobbe, raccontò che Dean era un giovane introverso e sensibile, segnato dalla perdita dell’amatissima madre a soli nove anni. Questa esperienza influì senz’altro nella costruzione del personaggio, ma le sue doti recitative erano indubbie. Se ne accorse Kazan nella splendida scena in cui Cal si vede rifiutare il suo dono dal padre. Il copione prevedeva che Cal dovesse scappare via, ma Dean improvvisò una straziante reazione gettandosi tra le braccia paterne, generando così il momento più emozionante del film. Grazie anche al lavoro di introspezione, alla fine Dean fece di Cal una sorta di Caino in cerca d’amore e di redenzione.
Oggi, per la maggior parte della gente, James Dean incarna soprattutto l’immagine del bello e dannato, ed è un vero peccato. Perché quel ragazzo dell’Indiana era prima di ogni cosa un magnifico attore.


