


Lo storico del cinema Robert Sklar, in un suo celebre saggio, scrisse che ne La vita è meravigliosa (1946) “Frank Capra non è l’unico regista. L’altro regista è la Divinità. Dio non è solo un realizzatore di miracoli nel film, ma è anche il realizzatore di un film dentro il film”. Quando Sklar usa l’espressione “film dentro il film” si riferisce, ovviamente, al momento clou della storia, quando l’onesto e sfortunato George Bailey (James Stewart) decide di suicidarsi, e il suo angelo custode Clarence gli fa un “regalo” per dimostrargli quanto la sua vita sia importante: gli fa vedere cosa succederebbe ai suoi cari, ai suoi amici, alla sua città se lui non fosse mai esistito. È qui che inizia il “il film dentro il film”, un sorta di incubo ad occhi aperti per George e, in fondo, anche per noi spettatori: è una vera e propria lezione sull’esistenza, su come noi tutti possiamo essere stupidi e superficiali quando ci arrendiamo di fronte alle difficoltà, dimenticandoci in un attimo di quanto la nostra vita sia indissolubilmente legata a tante altre.
Quest’espediente narrativo usato da Frank Capra è ancora oggi sbalorditivo, una vibrazione che scuote le corde dell’animo. Per questo, La vita è meravigliosa dopo quasi settant’anni resta il film di Natale per eccellenza. In tanti hanno provato a imitarlo, a riprodurlo, a clonarlo ma senza successo: perché nessuno è come Frank Capra e nessuno è come Dio.


