


“I vincenti si riconoscono alla partenza”, diceva Noodles in C’era una volta in America. Una battuta che si addice alla perfezione a Edward Norton (Boston, 18 agosto 1969), protagonista di un avvio di carriera strepitoso come pochi altri. Il suo primo ruolo lo ottiene in Schegge di paura (1996) di Gregory Hoblit al fianco di Richard Gere, che in quel momento è una delle più grandi star di Hollywood. Nei panni di un chierichetto balbuziente accusato di omicidio, Edward è così impressionante da oscurare l’illustre collega. Si aggiudica un Golden Globe e viene nominato all’Oscar, ma l’Academy gli nega la meritata vittoria assegnando sciaguratamente la statuetta a Cuba Gooding Jr. per la non proprio indimenticabile interpretazione in Jerry Maguire.
Dopo l’esordio, il giovane fuoriclasse ci mette solo qualche anno ad entrare nell’olimpo dei più grandi attori al mondo. Fisico scultoreo e svastica sul petto per il Derek di American History X (1998, seconda nomination all’Oscar), personaggio dai due volti con cui riempie un film intero; sottopeso e con lo sguardo allucinato per l’insonne schizofrenico protagonista di Fight Club (1999); dolente e malinconico per il pusher con pizzetto de La 25ª ora (2002) che maledice tutti, compreso se stesso, di fronte allo specchio. La sensazione che si ha di lui è che possa affrontare qualsiasi tipo di personaggio e illuminare il film che interpreta, anche quando il suo ruolo non è quello principale (chiedere al geniale Wes Anderson, che lo impiega sempre da caratterista).
Spesso e volentieri si dedica a progetti indipendenti che non hanno successo in sala e meriterebbero di essere riscoperti. Penso a film come Down in the Valley (2005) di David Jacobson o Stone (2010) di John Curran, dove Edward è eccezionale come nei suoi lavori più celebri. Sarà perché a lui interessa solo ciò in cui crede veramente e, probabilmente, non gli importa nulla della popolarità, ovvero “la cuginetta zoccola del prestigio”, come la definisce in Birdman (altra splendida interpretazione e terza nomination all’Oscar).
Dal prossimo 4 gennaio ritorna al cinema con Collateral Beauty di David Frankel: per i suoi ammiratori ritrovarlo in sala ha sempre il sapore del grande evento.


