EDWARD FURLONG, UN ANGELO CADUTO DAL CIELO

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Nel 1990 la fortuna bussa alla porta di Edward Furlong, un ragazzino di tredici anni di Glendale, città della contea di Los Angeles. L’agente teatrale Mali Finn lo nota per strada e vede in lui la persona giusta per interpretare John Connor in Terminator 2 – Il giorno del giudizio. L’anno successivo il film di James Cameron approda nelle sale di tutto il mondo ed è un successo straordinario. Il giovane Eddie colpisce pubblico e critica per la sua disinvoltura davanti alla macchina da presa e per l’intensità drammatica, i suoi duetti con Arnold Schwarzenegger sono tutt’oggi una delle cose più belle della saga di Terminator.
Furlong ha avuto un’infanzia difficile, segnata dalla povertà e dal dolore di non aver potuto mai conoscere il padre. Il cinema è la sua grande occasione di riscatto e, dopo il folgorante debutto, trova modo di sfoderare tutto il suo talento. Nel 1998 dà vita a un altro personaggio memorabile, il problematico adolescente Danny in American History X di Tony Kaye, al fianco di un monumentale Edward Norton. Notevole è anche l’interpretazione in Animal Factory (2000) di Steve Buscemi, in cui fa coppia con Willem Dafoe, mentre nel 2001 recita per il regista italiano Pupi Avati nel film storico I cavalieri che fecero l’impresa.
Ma il peso della notorietà e i demoni dell’infanzia tormentata ostacolano la crescita artistica di Eddie. La dipendenza dalle droghe e dall’alcool lo distrugge mentalmente e gli fa sfuggire opportunità importanti, come quella di interpretare nuovamente John Connor in Terminator 3. E poi le denunce per violenza e aggressione, l’arresto per incidente e guida senza patente, il matrimonio fallito con l’attrice Rachael Bella nonostante l’arrivo di un figlio.
Oggi, alle soglie dei quarant’anni, Edward Furlong continua a recitare in piccoli film indipendenti, ma sembra che nessuno nel cinema che conta abbia più voglia di puntare su di lui. Il timore è di aver perso ormai definitivamente questo giovane talento, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.

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