DIETRO LA MASCHERA

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“Queste cose sono belle: un gelato e una torta, una corsa sull’Harley, le scimmie che giocano sugli alberi, la pioggia sulla lingua e il sole che splende sul mio viso. Queste cose, invece, non sono belle: i buchi nei calzini, la polvere nei capelli, niente soldi nelle mie tasche e il sole che splende sul mio viso”.
In uno dei momenti più emozionanti di Dietro la maschera (1985) di Peter Bogdanovich, Roy Lee “Rocky” Dennis (Eric Stoltz) recita questi versi in cui si tocca con mano tutto l’amore per il dono della vita e, al tempo stesso, la grande sofferenza per un’esistenza segnata da un handicap mostruoso. Quelle parole furono scritte dal vero Rocky – un adolescente affetto da leontiasi, rarissima malattia che deforma gravemente il volto – e in esse c’è uno spirito che Bogdanovich riuscì magistralmente a trasferire nel film, che è poetico nella sua semplicità, commovente senza essere ruffiano.
Era il marzo del 1985 quando Dietro la maschera fece il suo esordio al cinema. Il mondo conobbe la storia di questo sfortunato e simpatico ragazzo, scoprì che Cher era un’interprete notevole (vinse il premio come miglior attrice a Cannes) e si accorse che Sam Elliott, con quello sguardo da seduttore e i baffoni a manubrio, aveva un volto difficile da dimenticare.
Oggi, dopo trent’anni, di questa pellicola si parla ancora e non ci si stanca mai di rivederla. E, soprattutto, ci ricorda che Rocky è esistito e non è vissuto invano.

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Amarcord

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