


“Michel Piccoli si è spento il 12 maggio tra le braccia della moglie Ludivine e dei suoi giovani figli Inord e Missia, in seguito ad un incidente cerebrale”. È un breve messaggio diffuso dalla famiglia ad annunciare la morte dell’iconico attore francese Michel Piccoli, scomparso all’età di novantaquattro anni dopo una vita spesa per la settima arte (è stato anche regista, sceneggiatore e produttore).
Interprete di grande versatilità, Piccoli si era affermato a livello internazionale grazie a Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard, nelle vesti di marito della protagonista Brigitte Bardot. Attore feticcio di Luis Buñuel – tra i film girati insieme anche Bella di giorno (1967) e Il fascino discreto della borghesia (1972) –, Michel recitò per il mitico Alfred Hitchcock (Topaz, 1969) e praticamente per tutti i maestri francesi, da Jean Renoir a René Clair, da Alain Resnais a Claude Chabrol, fino a Claude Lelouch.
Enorme, poi, il contributo dato al nostro cinema. Tra le innumerevoli pellicole italiane da lui arricchite con la sua classe recitativa sopraffina, va ricordato innanzitutto il provocatorio capolavoro La grande abbuffata (1973) di Marco Ferreri, dove compose un formidabile quartetto di protagonisti con Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi e il connazionale Philippe Noiret.
Mario Bava gli affidò la parte di Ginko nel suo Diabolik (1968), Elio Petri fece di lui un simil-Andreotti nel grottesco Todo modo (1976), mentre Nanni Moretti lo volle addirittura pontefice in Habemus Papam (2011). Tre ruoli completamente diversi, che raccontano la straordinaria capacità di Piccoli di incarnare qualsiasi tipo di personaggio.
Tanti i premi conquistati in carriera, tra cui spiccano un Prix d’interprétation masculine vinto a Cannen per Salto nel vuoto (1980), l’Orso d’argento ottenuto a Berlino per Gioco in villa (1981), il David di Donatello per il succitato Habemus Papam e il Premio speciale onorario assegnatogli nel 2011 agli European Film Awards.


