AL PACINO, GLI 80 ANNI DI UN ATTORE LEGGENDARIO

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Nel mondo del cinema, non è da tutti spegnere ottanta candeline con una stagione da grande protagonista. Ma se a farlo è un certo Alfredo James Pacino, la cosa sembra quasi naturale.
Questione di metodo e di talento eterno, di classe cristallina e di amore totale per la recitazione. “Si possono contare sulle dita di una mano gli attori letteralmente incapaci di qualcosa di falso, e Al è uno di loro. Non dice mai «Questo non lo posso fare perché per me non è vero». Semplicemente si mette nel personaggio e non ne esce più”, raccontava Sidney Lumet ai tempi di Serpico e Quel pomeriggio di un giorno da cani.
Con la superba interpretazione in The Irishman, condita dalla nona nomination all’Oscar, e la deliziosa apparizione in C’era una volta… a Hollywood (senza dimenticare il successo riscosso con la serie tv Hunters), Pacino ha aggiunto un altro lucente tassello al mosaico della sua incredibile carriera. Il film di Martin Scorsese, in particolare, è stata la chiusura perfetta di un cerchio iniziato nel lontano 1972 con Il padrino. In mezzo tanti altri film del genere entrati nel mito, da Scarface a Carlito’s Way, fino a Donnie Brasco.
Ma Al, ovviamente, è stato molto di più di un’icona del gangster movie. Che te lo dico a fare, esclamerebbe il suo Lefty! La filmografia dell’interprete newyorkese parla chiarissimo, come la sua capacità di cambiare sempre pelle, che lo ha portato a trasformarsi persino in Lucifero in persona (L’avvocato del diavolo). “Ci sono pochi attori attraverso i quali Dio si esprime, e uno di questi è Al Pacino”, ha affermato Martin Brest, regista di Scent of a Woman, pellicola che gli ha fatto vincere il suo unico, meritatissimo Oscar.
L’abbraccio con l’amico Robert De Niro in una delle scene più struggenti di The Irishman è sembrato quasi una sorta di malinconico addio a un’era ineguagliabile. Ma il congedo di Al dal cinema, per fortuna, non sembra all’orizzonte, come testimonia un suo nuovo film in post-produzione, il dramma Axis Sally. L’ultimo giro di bevute – per dirla alla Carlito Brigante – è ancora lontano…

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