


Il mitico cavaliere che giocava a scacchi con la Morte non c’è più. È scomparso a Parigi, all’età di 90 anni, Max von Sydow, attore svedese (naturalizzato francese) che si rivelò al mondo del cinema con Il settimo sigillo (1957) di Ingmar Bergman, in cui vestiva i panni di un crociato di ritorno dalla Terra Santa. Ad annunciarlo è un breve ma sentito messaggio della moglie Catherine, affidato all’agente del marito.
Oltre al succitato capolavoro, von Sydow apparve in moltissimi film del maestro scandinavo, diventando uno degli attori simbolo del cinema bergmaniano.
Grazie al suo volto iconico e alla recitazione raffinata riuscì ad imporsi anche a Hollywood, dove esordì nientemeno che nel ruolo di Gesù ne La più grande storia mai raccontata (1965) di George Stevens. Indimenticabile quindi la sua interpretazione nelle vesti di Padre Lankester Merrin ne L’esorcista di William Friedkin (1973), personaggio poi ripreso anche ne L’esorcista II – L’eretico (1977) di John Boorman.
Molti lo ricorderanno inoltre ne I tre giorni del Condor (1975) di Sidney Pollack, Fuga per la vittoria (1981) di John Huston, Conan il barbaro (1982) di John Milius, Hannah e le sue sorelle (1986) di Woody Allen, Risvegli (1990) di Penny Marshall, Shutter Island (2010) di Martin Scorsese.
Recitò anche in alcune pellicole italiane – tra queste, Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi e Il deserto dei Tartari (1976) di Valerio Zurlini – e fu candidato due volte all’Oscar, la prima come miglior attore protagonista per Pelle alla conquista del mondo (1987), la seconda come miglior attore non protagonista per Molto forte, incredibilmente vicino (2011).
Tra le sue ultime apparizioni, da citare quella in Star Wars: Il risveglio della Forza (2015) di J.J. Abrams, ennesima importante testimonianza della versatilità di un interprete che per circa sessant’anni ha dato tutto se stesso alla settima arte.


