


1974-2014: C’eravamo tanto amati compie quarant’anni, ma è ancora nel cuore degli italiani. Il tempo non sembra aver scalfito il capolavoro di Ettore Scola. Un vero paradosso, per un film che parla invece della caducità del tempo, dei cambiamenti nell’Italia e nelle vite degli amici partigiani Gianni, Antonio e Nicola (Gassman, Manfredi e Satta Flores) nell’arco di tre decenni.
L’incontro delle menti di Scola e di Age & Scarpelli ha prodotto battute di comicità fulminante (pensate a quelle di Aldo Fabrizi), trovate di fascino nostalgico (come l’arrivo sul set de La dolce vita) e momenti di poesia (il passaggio dal bianco e nero al colore, mentre un madonnaro dipinge l’asfalto e gli amici si separano, è da pelle d’oca). Il tutto cadenzato, come in ogni grande film, da una colonna sonora magnifica, composta da Armando Trovajoli.
È Antonio il personaggio più vibrante, grazie a uno strepitoso Nino Manfredi: lui è l’unico, nonostante le delusioni e i tradimenti, che resta fedele ai suoi ideali politici, che mette l’amicizia davanti a tutto, che ama la stessa donna per tutta la vita.
Eppure la scena madre spetta a Vittorio Gassman e Stefania Sandrelli. Gianni e Luciana si rincontrano dopo tanti anni davanti a una scuola, di notte. Un fuoco acceso rende suggestiva l’atmosfera. Gassman inonda il volto del suo personaggio di un mare di malinconia. Gianni, che ha soffocato i suoi migliori anni nell’arrivismo e nel cinismo, confessa a Luciana di aver pensato a lei tutta la vita. Alla Sandrelli bastano tre parole per raccontare un’esistenza: “Ma io no!”. Nella semplicità della vita familiare Luciana ha scacciato cadute e rimpianti. Ed è uscita vincitrice.


